venerdì

AGENTE +: UN INCONTRO INDESIDERATO ALLA MOSTRA DI RAINER FETTING


Galleria Osmosi-

La mostra di Fetting raccoglie il consueto marasma di parassiti e personaggi noti, tra cui la kuratrice antagonista Milena Densi. Sotto i fasci incrociati dei faretti alogeni, il suo corpo riluce come infissi di alluminio anodizzato. Riesco a non farmi notare dallo staff, forse per via di una barba incolta un po' hipster ecc, e cerco di distaccarmi dal gruppo di vips arrivati da Tyrannosauria (Dinosauria Centro).




 La pennellata sciatta, incurante. La cromia cupa e negligente. Capolavori. Sento le voci degli spettatori echeggiare nella galleria, sento una certa tensione dovuta a.
Mi abbasso gli occhiali da sole, proponendo ai miei occhi il filtro osmotico che Fetting avrebbe desiderato e mi faccio un giro veloce, come una serie di piombini di vinodka. 

Ho le mani in tasca, il quadro "Il treno di Van Gogh" (1983) alla mia sinistra, e una cefalea in progressione costante.





- Potente, non è vero? La sua vedova non ne voleva sapere di cederli, ma il mio ufficio stampa l'ha convinta con una secchiata di idrodollari.-
La voce artificiosa di Milena Densi lanciata nel silenzio, mi fa rabbrividire. Mi volto e la vedo dietro di me, a fissarmi come un cecchino giù di testa.

Occhi verdi truccati di nero, naso sagomato e zigomi aggressivi. Indossa un tailleur di tungsteno firmato Ar/mani.
- Devo andare ora, ho parecchio da non fare giù al bunker -, dico.
- No. No, tu resti qui. Ho delle cose da dirti. Si tratta di Autore e ci sono in ballo un mucchio di quattrini -
- Ne sono certo, ma -

Milena Densi. Una linea obliqua di denti e labbra, che interpreto a malapena come un sorriso, le apre il volto, poi mi dice:
- Vieni. Parliamone in un luogo più tranquillo -
Spalanca la porta di emergenza su cui è scritto "Questa non è l'uscita" e andiamo fuori a prendere una boccata d'ansia.


Agente +, ore 11:08

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