sabato

"Tutti i baci e le cromìe sanno di atomo gelato" - un racconto di Martin Spismisk

Più o meno alle 11, Lucille, notava che il suo party procedeva bene, e aveva appena sorriso a Jack Delroy. Si sforzò di gettare un’occhiata nella direzione di Edna Phillips, che dalle otto di sera sedeva nella grande poltrona rossa, fumando sigarette e mandando saluti e guardando un uomo che non era infastidito dall’ essere guardato.
Edna era tranquilla, Lucille sospirò profondamente e lavorando a maglia,  con il guardafisso girava per la stanza, tra i giovani rumorosi che aveva invitato a bere lo scotch di suo padre.
Allora rapidamente sfrecciò verso il punto dove era seduto William Jameson Junior, pungendosi le unghie e guardando la piccola biondina seduta per terra con tre giovani di Rutgers.

- Ciao, - disse Lucille, stringendo il braccio di William Jameson.
- Vieni, -  disse. - C’è qualcuno che vorrei presentarti.
- Chi?
- Quella ragazza.
 E Jameson la seguì attraverso la stanza, muovendo nervosamente il pollice della mano.
- Edna cara, - disse Lucile - Sono lieta di presentarti Will Jameson.
Will - - Edna Phillips. O hai gia trovato due ragazzi?”
- No, - disse Edna, guardando quel naso largo di Will, quella bocca floscia e quelle spalle strette.
- Sono davvero lieta di conoscerti, - gli disse lei.
- Lieto di conoscerti, si” replicò Will, contrastando mentalmente Edna dal resto delle bionde che traversavano la stanza.
“ Will è davvero molto amico di Jack Delroy” riferì Lucille.
“ Non lo conosco così bene” disse Will Jameson.
“ Bene. Lo beccherò. Ci becchiamo dopo!”
“ Con calma!” Edna disse dopo di lei. “ Allora, perché non ti siedi? ”
“ Beh, non so,” disse Will  “ Starò seduto tutta la notte, tipo.”
“ Non sapevo che sei amico di Jack Delroy” disse Edna. “ E’ una persona grandiosa, non trovi? ”
“Yeah, lui è un tipo a posto, suppongo. Non lo conosco così bene. Non ho mai girato con la sua gente.”
“ Oh, davvero? Penso di aver sentito Lucille dire che tu eri un suo buon amico.”
“ Si, lo ha detto. Solo non lo conosco cosi bene. Veramente dovrei andare a casa. Dovrei fare un tema per lunedì. Davvero non sono stato ancora a casa, questo week end.”
“ Oh, ma la festa è ancora giovane! ” disse Edna. “ Il busto della notte! ”
“ Il cosa? ”
“ Il busto della notte. Intendo che è ancora così preso.”
“ Si,” disse Will Jameson “ Ma comunque devo andare. Devo fare questo tema. Veramente. Questa settimana non sono tornato a casa per niente.”
“ Ma è cosi presto, voglio dire!” disse Edna.
“ Si, lo so, ma - -”
“ Ad ogni modo, su che cos’è il tuo tema?”

Improvvisamente, dall’ altra parte della stanza, la biondina strillò, scoppiando a ridere, e i tre giovani di Ruteger si unirono a lei ansiosamente.

“ Ho detto, ad ogni modo, su cos’è il tuo tema? ” ripetè Edna.
“ Oh, non lo so.” Disse Will Jameson. “ Su queste descrizioni di alcune cattedrali. Queste cattedrali in Europa. Non so.”
“ Bene, intendo, cosa devi fare? ”
“ Non lo so, suppongo che debba criticarle, tipo.”

Ancora una volta, la biondina e i suoi amici se ne uscirono con uno scoppio di risa.

“ Criticarle? Oh, allora le hai viste?”
“ Viste cosa? ” disse Jameson.
“ Queste cattedrali.”
“ Io? Diavolo, no.”
“ Bene, intendo come fai a criticarle se non le hai mai viste? ”
“ Oh. Si. Non sono io. C’è questo tizio che scrive. Credo di criticarle attraverso quello che ha scritto, tipo.”
“ Mmm. Capisco. Suona dura.”
“ Che dici? ”
“ Dico che suona dura. Lo so. Ho lottato con questa roba, quando ero una pollastrella.”
“ Già.”
“ Chi è il topo che l’ha scritto? ” disse Edna.

Arrivò un’altra ondata d’esuberanza dal punto in cui si trovava la biondina.

“ Cosa? ” disse Jameson.
“ Ho detto chi l’ha scritto? ”
“ Non lo so. John Ruskin.”
“ Oh, ragazzi,”  disse Edna “ Sei nella melma! ”
“ Che dici? ”
“ Dico che sei nella melma. Intendo dire che è roba difficile.”
“ Oh, già. Suppongo anch’io.”
Edna disse “ Chi stai guardando? Conosco molta gente che è qui stanotte.”
“ Io? ” disse Jameson. “ Nessuno. Pensavo che forse mi prendo un drink”.
“ Hey, mi hai tolto le parole  di bocca. ”
Si alzarono simultaneamente. Edna era più alta di Jameson, e Jameson era più basso di Edna.
“ Penso,” disse Edna “ Ci sia qualcosa, fuori, sul terrazzo. Qualche tipo di droga. Ad ogni modo. Non sono sicura. Possiamo provare. Fà  sempre bene, prendere una boccata d’aria fresca.”
“ Giusto.” Disse Jameson.

Si spostarono verso il terrazzo, Edna si strinse leggermente nelle spalle e spazzò via la polvere immaginaria di quello che le era successo in giro, dalle otto di sera. Jameson la seguì, guardando oltre e rosicchiadosi il dito indice della mano sinistra.
Per leggere, cucire, fare parola crociate, il terrazzo degli Henderson era male illuminato.
Premendo leggermente, attraversò la porta a vetri e Edna  si rese conto quasi subito delle parole sottovoce che arrivavano da un punto nei dintorni.
Ma lei camminò dritta verso il fronte del terrazzo, si inclinò pesantemente sulla ringhiera bianca, inspirò profondamente, poi si voltò e cercò Jameson con lo sguardo.

“ Ho sentito che qualcuno parlava.” Disse Jameson, unendosi a lei.
“ Shhh...non è una notte meravigliosa? Fa’ un respiro profondo.”
“ Yeah. Dov’è la roba? Lo scotch?”
“ Aspetta un secondo,” disse Edna “ Fai un respiro profondo. Appena uno.”
“ Gia, lo faccio, Ma forse è già finito.” La lasciò e s’avvicinò ad un tavolo. Edna si girò e lo guardò.
Per lo più vide una silhouette, vide lui sollevarsi e prendere posto al tavolo.
“ Non lasciarmi!” la chiamò indietro Jameson.
“ Shh ... non cosi forte. Vieni un attimo qui.”
Lui andò da lei.
“ Cosa c’è?” chiese lui.
“ Dai un occhiata al cielo.” Disse Edna.
“ Yeah. Posso sentire qualcuno che sta parlando da molto lontano. Tu no? ”
“ Tu sei ligneo.”
“ Che vuol dire ligneo? ”
“ Alcune persone,” disse Edna “ vogliono esser sole.”
“ Oh. Yeah. Anch’ io.”
“ Non così forte. E poi come può piacerti, se c’è qualcuno che ti coccola?”
“ Si, di sicuro.” Disse Jameson.
“ Penso che ucciderò qualcuno. Tu non vorresti farlo? ”
“ Non lo so. Sì. Suppongo.”
“ Ad ogni modo, cosa fai per la maggior parte del tempo, quando sei a casa nei week end?”  chiese Edna.
“ Io? Non lo so.”
“ Pianti la vecchia, selvaggia avena, eh? ”
“ No.” Disse Jameson.
“ Lo sai. Ci giri intorno. La roba del college.”
“ Naa. Non lo so. Non molto, cioè.”
“ Ne sai qualcosa.” disse Edna inaspettamente. “ Mi ricordi un pò quei ragazzi con cui giravo la scorsa estate. Intendo il tuo modo di vedere le cose e tutto. E Barry era quasi esattamente come te. Lo sai. Asciutto e muscoloso.”
“ Sì? ”
“ Mmm. Lui era un artista. Oh, signore!”
“ Di cosa parli? ”
“ Niente. Solo non dimenticherò mai di quella volta che voleva farmi un ritratto. Mi diceva sempre - serio come il diavolo, anche - Edna, non sei una bellezza conforme agli standard convenzionali, ma c’è qualcosa nel tuo viso che voglio cogliere. Disse cosi, serio come il diavolo, intendo. Bene. Ho posato per lui solo una volta.

“ Già,” disse Jameson. “ Hey, posso andare dentro e portarti fuori qualcosa? ”
“ No.” Disse Edna “ Abbiamo giusto una sigaretta. E’cosi bello, qui fuori. Voci appassionate e tutto...”
“ Prendo qualcosa  dall’ altra stanza, credo.”
“ No, non rompere l’atmosfera,” gli disse Edna “ Ho qualcosa di bello, qui.” Aprì la borsetta e tirò fuori un piccolo astuccio nero con  incastonato un diamante artificiale. Lo aprì e offrì una delle tre sigarette a Jameson.
Prendendone una, Jameson osservò che doveva davvero andare a scrivere quel tema per lunedì.
“ Oh,” disse Edna tirando una boccata dalla sua sigaretta, “Sta finendo cosi presto. Ad ogni modo, hai notizie di Doris Leggett? ”
“ E chi è?”
“ Terribilmente bassa? Piuttosto sul biondo? Gira con Pete Ilesner? Oh, devi averla vista. Era seduta per terra e rideva a voce altissima.”
“ La conosci?” disse Jameson.
“ Beh, più o meno, “ gli disse Edna “ Non abbiamo mai girato moto insieme. La conosco per lo più dalle cose che Pete Ilesner mi diceva.”
“ Chi è lui? ”
“ Pete Ilesner? Non conosci Pete? Oh, è un gran tipo. Ha girato con Doris Leggett per un pò. Secondo me, lei è stato un magro affare. Scarna. Semplicemente marcia, credo.”
“ Come? “ disse Jameson  “ Cosa vuol dire? ”
“ Oh, beh. Tu mi conosci. Odio dire la mia quando non sono sicura e tutto. Non molto. Solo non penso che Pete voglia bugiarmi. Dopo tutto, intendo.”
“ Lei non è male,” disse Jameson” Doris Liggitt? ”
“ Leggett. ” disse Edna “ Suppongo che Doris sia attraente per gli uomini. Non lo so. Penso che mi piaceva il suo look. Intendo quando i suoi capelli erano del loro colore naturale. Intendo biondi. Secondo me, ad ogni modo, un look è sempre artificiale quando lo vedi alla luce o che. Non lo so. Potrei sbagliarmi. Tutti lo fanno, credo. Gente! Scommetto che mio padre vorrebbe uccidermi se io tornassi a casa con i capelli ritoccati appena un pò! Tu non conosci papà. E’ terribilmente vecchio stampo. Onestamente non so se mi darei una ritoccata. Ma lo sai. Qualche volta fà le cose più pazze. Signore! Papà non è il solo. penso che anche Barry vorrebbe uccidermi se mai lo facessi! ”
“ Chi? ” disse Jameson.
“ Barry. Questo ragazzo di cui ti parlavo.”
“ E’ qui, stasera? ”
“ Barry? Dio, no! Barry posso solo immaginarlo, ad una di queste feste. Si vede che non conosci Barry.”
“ Và al college? ”
“ Barry? Mmm. Si, ci và. A Princeton. Credo che sia uscito nel ’34. Ma non sono sicura. Veramente non lo vedo dalla scorsa estate. Beh, non da parlarci. Alle feste e robe varie, facevo sempre  in modo di guardare da qualche altra parte quando mi guardava. Oppure correvo al bagno o qualcos’ altro.”
“ Direi che ti piaceva, questo tizio.”  disse Jameson.
“ Mmm. Si. Fino a un certo punto.”
“ Non ci credo.”
“ Lasciamo perdere. Preferirei piuttosto non parlare di questo. Lui mi ha chiesto troppo, questo è tutto.”
“ Oh.” Disse Jameson.
“ Non sono una persona esageratamente pudica o chissà cosa. Non lo so. Può darsi che lo sia. Ma ho i miei standard e nel mio piccolo provo di esserne all’ altezza. Faccio il meglio che posso, ad ogni modo.”

“ Guarda,” disse Jameson “ Qusta ringhiera sta tipo scossando.”

“ Non è che io non apprezzi cosa sente un ragazzo dopo che ti ha dato appuntamenti  tutta l’estate e ha speso soldi e non è molto giusto che li spenda in biglietti del cinema e in locali notturni e tutto. Intendo, posso capirlo. Lui crede che tu gli debba qualcosa. Bene, io non la penso così. Credo di non essere fatta in quel modo. Ci deve essere qualcosa di vero, con me, prima.  Tu lo sai. Intendo l’amore e tutto.”
“ Yeah. Guarda, eh. Dovrei davvero andare. Devo fare  quel tema per lunedì. Diamine, dovevo essere a casa ore fa. Cosi penso che rientrerò dentro, prenderò un drink e andrò.”
“ Si,” disse Edna “ Và dentro.”
“ Te non vieni? ”
“ Tra un minuto. Và avanti.”
“ Bene, ci vediamo” disse Jameson.

Edna si spostò verso la ringhiera. Accese la sigaretta che era rimasta nel suo astuccio. Dentro, qualcuno aveva acceso la radio, o il volume era improvvisamente aumentato.
Una ragazza cantò e la sua voce si sgranò durante il ritornello di quella nuova canzone  che tutti i ragazzi delle consegne iniziavano a fischiettare.
Nessuna porta fa rumore, sbattendo, come una porta a vetri.
“ Edna! ” salutò Lucille Henderson.
“ Hey Hey,” disse Edna  “ Ciao Harry.”
“ Che si dice? ”
“ Will  Jameson è dentro,” disse Lucille. “ Portami un drink, ti va, Harry? ”
“ Certo.”
“ Cos’è successo? ”  voleva  sapere Lucille. “ Tu e Will  Jameson  avete già finito di parlare? Frances e Eddie sono andati via? ”
“ Non lo so. Se n’è andato. Aveva molto lavoro da fare per lunedì.”
“ Bene, proprio adesso, è dentro, seduto per terra con Doris Leggett. Jack Delroy le sta versando delle noccioline. E Frances e Eddie sono andati.”
“ Il tuo piccolo Will Jameson è proprio un tipo.”
“ Si? Come? Che vuoi dire? ” disse Lucille.
Edna diede un colpetto col labbro se scrollò la cenere della sigaretta.
“ Ti ha presa in giro? ” disse Lucille.
“ Will Jameson? ”
“ Bene,” disse Edna  “ Io sono tranquilla. Posso soltanto tenere quel tizio alla larga? ”
“ Mhm. Vivi e  impara,” disse Lucille. “ Dov’è quell’ ebete di Harry? Ci becchiamo dopo, Edna.”

Anche Edna entrò dentro, quando finì la sigaretta. Camminò veloce, salì i gradini verso quella zona spoglia della casa, che era della madre di Lucille.  Mani giovani accendevano sigarette e si bagnavano tenendo whisky con acqua in bicchieri di vetro. Rimase di sopra per  circa venti minuti. Quando scese, tornò in soggiorno.
William Jameson Junior, un bicchiere nella mano destra e  le dita della sua mano sinistra in bocca, sedeva pochi posti vicino alla biondina.
Edna si sedette nella grande poltrona rossa. Nessuno l’aveva occupata. Aprì la sua borsetta e prese il suo piccolo  astuccio nero incastonato con il finto diamante ed estrasse una delle dieci o venti sigarette.
“ Hey! ” Chiamò lei, scrollando la sigaretta sul braccio della poltrona rossa.
“ Hey, Lu! Bobby! Trovate qualcosa di meglio alla radio! Chi potrebbe ballare, con questa cavolo di roba? ”

mercoledì

PRE - ODIERNO: UI UONT IU!

Dinosauria, non:ora
Tra qualche tempo noi della Pre - Odierno Crew saremo impegnati a non essere qui, e quindi chiediamo a voi, infedeli lettori di un blog, di scrivere al nostro posto!

Gli articoli di interesse Pre - Odierno e Ante Attuale, possono essere corredati da immagini a vostra discrezione (rigorosamente inedite, plagiate o modificate)
Temi ammessi: tutti.
Limitazioni: nessuna.

Quando raccoglieremo abbastanza post, li pubblicheremo in una sequenza discontinua e allucinante, con link ai vostri siti o blog.  

Mandate le vostre proposte a: dissensocognitivo@yahoo.it

Seguono le traduzioni fatte da Google in modo indecorso:


lunedì

IO ALL'INAUGURAZIONE DELLA MOSTRA DI IO

Trascrizione parziale dal minuto 45:06:31 al minuto 51:21:01
Registrazione vocale su dispositivo Sony Portable Recording V 2.1
Circa 180 Mbyte leggibili su hard drive, compressione 4, memoria corrotta oltre 88%
I fatti si svolgono alla Galleria Osmosi in data Pre - Odierna e coinvolgono in stretta misura Autore e Agente +.



Segue testo >>

[incomprensibile] fottuto porco mi teneva gli occhi addosso, ma io mi spostavo continuamente fingendo di sistemare l’allineamento dei quadri. La gente iniziava ad accalcarsi all’ingresso e attraverso le vetrate li vedevo come una massa nera e informe, fumo di sigarette in ascesa. Per la maggior parte miserabili stronzi a cui non interessava un cazzo di niente, ma solo farsi qualche selfie del cazzo davanti alle mie opere. Wallpaper da fototessera? Tappezzeria apocalittica? Forse. Fuori si sentivano tuoni bassi e sordi, come rutti prolungati, e guardando fuori in controluce ho visto che stava diluviando ma da quanto ormai? Erano le 21 in punto e il gallerista ha spalancato le porte dicendo benvenuti, benvenuti a tutti ma facendo passare per primi i [incomprensibile] benestanti e paganti che non si erano fatti intimorire dalla pioggia. Mentre entravano, osservavo le macchie di bagnato che si lasciavano dietro. Era una metafora della vita umana? Potevo esserne certo? Il rumore nella galleria aumentava progressivamente. Non dovevo fare altro che infilarmi gli occhiali da sole respirando appena. Intanto, il sosia che avevo pagato per impersonarmi davanti al pubblico, parlava delle mie opere meglio di quanto avessi mai potuto fare io, e poi era più alto. Più in forma. Vedevo la sua mano, identica alla mia, sfiorare l’avambraccio nudo di una ragazza mora per farle notare un particolare indimenticabile del quadro più grande, il cui titolo era “Non una cosa da svenarti”. La ragazza era magra e vestita di nero, aveva tacchi al limite della decenza, labbra sottili, gran tette. Tiravo su gli occhiali da sole in continuazione, mi scivolavano sul naso unto, come la fronte che mi sentivo lucida di sebo. In giro c’erano anche i fotografi di ArteArte e Glamour 2 e i loro scatti mitragliavano l’aria ormai calda e insostenibile. Stavo per precipitarmi fuori quando i bastardi luridi fotografi mi hanno riconosciuto, poi accerchiato, cazzo. Quel [incomprensibile] maledetto cane [incomprensibile] del gallerista mi stava indicando a tutti i [incomprensibile] e il pubblico convergeva su di me. E poi gli applausi, gli autografi, i flash impietosi. Ma con gli occhi allucinati vedevo il mio sosia che continuava a parlare con la ragazza mora. Probabilmente quella sera avrebbero scopato e io non potevo fare a meno di pensare alla carne nuda ed esposta che si arrossa e si screpola per le troppe carezze, per i tocchi famelici e

mercoledì

REPORT: ARTE PRE - ODIERNA, GALLERIA OSMOSI!


La poderosa campagna pubblicitaria ha impestato Dinosauria per molti miliardi di millisecondi, portando degrado e disoccupazione.


La popolazione sconvolta davanti alle opere di Autore, diamine!


Awa tagga spudoratamente le pareti della galleria. Abbiamo venduto quel muro a un miliardario del Q8 per una somma che farebbe infuriare un minatore.


Un ragazzino davanti a "Bruto LOL" di Tilly Boop.


Performance di Oleif Toellamin che dipinge direttamente sopra i capolavori del Rinascimento: ogni giorno-ora, una pre - potenza visiva obliterando gli antichi maestri della pittura!



Le ragazze impazziscono per Agente +: eccolo sulla copertina di Glamour!

Qui alla Galleria Osmosi emettiamo fumo, luce. Siamo la tua scelta di non scegliere, di essere un geyser di possibilità tra il non qui e il nulla.


Essication Johnny, ore 18:12

lunedì

LETTERATURA CHE DOVRESTI LEGGERE

Rullo Rotativo 45, Dinosauria.

Abbiamo troppe cose da dire per chiuderci dentro un limite di 140 caratteri o uno stato sul network. Leggete questo libro e non fate storie!





Tony ecc, 9:51

mercoledì

GEORGE W. BUSH: POLITICO, CRIMINALE DI GUERRA, UBRIACONE E... PITTORE!!!

Bush Jr. l'abbiamo conosciuto sui rotocalchi di mezza Dinosauria per la sua simpatia, per i grandi conflitti scatenati in Afghanistan e Iraq e per la sua grande disponibilità a esportare democrazia. Ma nei ritagli di tempo, tra un atto legislativo contro l'aborto e una sbevazzata con il suo vecchio, eccolo afferrare la tavolozza e il pennello, e lasciare palpitare quella membrana del cuore che batte un ritmo Pre - Odierno!

 

...altro che alex katz!


Particolarmente drammatica, è la resa del ritratto dell'altro dittatore e collega Vladimir Putin. George ha reso egregiamente quegli occhioni gelidi che lo hanno ammaliato durante i vari summit internazionali...


vai Vlad!

 Recentemente l'ex capo della casa bianca ha iniziato a studiare un approccio pittorico più fluido e libero da facili virtuosismi, misurandosi comunque con la creatività e i consigli dei più giovani.


In attesa di averlo qui, alla Galleria Osmosi, lo salutiamo: Good Bye Mr Pre - sident!

by Clifford Smaskisnaski ore 17:53

giovedì

Louis Ferdinand Cèline : Viaggio al termine della notte





Il romanzo preferito da Bukowski. Citato in due film di Paolo Sorrentino.
Baricco dice : Chi non lo ha letto è un poveretto.
Luca Gennari dice : Ha un montaggio talmente veloce che.

Cèline, prendere o lasciare. 
Racconta un pezzo della sua vita, suppergiù dai 20 ai 33 anni.
C'è un fighissimo viaggio in Africa, con descrizioni umidicce che 40 anni dopo, 
persino Gabrielino Garcia Marquez gli ha copiato alla bruttogiuda.





ESTATE PRE - ODIERNA

Alcuni secondi/decenni fa, quando ero un pre - adolescente tetro e meraviglioso.

I miei ingegnitori mi hanno incastrato in una specie di centro estivo. Venti giorni da passare intrecciando cestini con le erbe palustri, giocando a pallavolo o pigiati in un pullmino per raggiungere qualche spiaggia remota e arida a Lidosauria Marittima. Inoltre, devo scegliere numerose attività collaterali ma sono così furibondo che le seleziono a casaccio su un foglio con il mio nome scritto sopra. Tra queste capita un corso in quattro lezioni di vela, livello pre - ncipianti: Mercoledì/sabato, 11:00-16:00. Mi sembra un buon compromesso tra il nulla e il niente.
Ci spediscono in un lontano molo di Lidosauria con un piccola marina, un tendone bianco con sedie pieghevoli, qualche container con uffici e degli scafi disastrati.



Ci sono due giovani istruttori per seguirci e istruirci: uno spilungone con il naso rosso e spellato, e una ragazza bionda e abbronzata dal culo desiderabile. Entrambi indossano pantaloncini impermeabili e t-shirt con il logo geometrico dei velisti, ma la ragazza tiene la sua maglietta annodata e sollevata a scoprirle la pancia liscia e dorata. Ha un ombelico profondissimo. Io sono percorso da brividi sismici dallo stomaco all’inguine, mentre i miei compagni di corso -ragazzi tonti e ragazze trascurabili- continuano a darsi spintoni, sistemarsi i capelli, canticchiare le hit dei Simmetrics.




Le lezioni teoriche si tengono sotto il tendone, dove si crea una cappa soffocante limitandomi l’afflusso di O2 al cervello e inondandomi le ascelle di sudore. Con l’ausilio di una lavagna bianca e di un pennarello verde ci vengono spiegate la rosa dei venti, le regole della navigazione, il vademecum di sicurezza, e altre norme basilari per la sopravvivenza umana che non riesco assolutamente a memorizzare. Boccheggio asfittico e una ragazzina sciatta che mi siede di fianco dice: “Che fai? Non prendi appunti?”. Farfuglio qualcosa che lei comunque non capisce, così le chiedo in prestito una penna.
Il secondo giorno di corso, la bionda ha i capelli raccolti in un codino che le lascia scoperta la nuca,  la cui curvatura mi procura ondate di vertigini. Durante una pausa, sento gli istruttori chiacchierare di un loro conoscente che ha avuto un lieve incidente. Lo spilungone sta dicendo:
“È stato per quello che hanno scoperto che aveva il cuore a destra: non lo sentivano mica con lo stetoscopio!”
“Cioè, ha tipo gli organi invertiti?”, dice la bionda. La sua bocca è una piccola O di stupore, rosa e umida.
“Sì, tutti al contrario. Come... Sì, come in uno specchio.” conclude lui, tentando una posa da figo che gli deforma il volto lentigginoso.



Nel primo pomeriggio abbiamo sempre un po’ di tempo per riposarci dopo il pranzo al sacco. Tutti  fanno i tuffi dal pontile, io sto in disparte e leggo un libro. È la storia di uno studente americano costretto a portare un collare metallico a causa di una malattia invalidante. Il tizio viene assunto da un ricco rumeno per diventare un killer di vampiri. A pagina 43 ne riesce a catturarne uno con il proposito di torturarlo e segargli via una mano. Sono tentato di gettare il libro dal molo ma l’ho preso in prestito alla Bibilioteca Centrale di Dinosauria e rischio venti frustate per una leggerezza simile, perciò lancio in mare la penna che mi ha prestato la ragazzina sciatta.
Arriviamo al venerdì e per il giorno dopo è pre - vista la prova di navigazione: singolarmente, e dotati di giubbotti salvagente, condurremo delle barchette monoposto, seguiti in motoscafo dagli istruttori e dagli altri in attesa del loro turno, mentre i nostri ingegnitori ci guarderanno dal molo applaudendo o trepidando con urletti molto acuti. Io ho già progettato di saltare quello strazio simulando un’emicrania fulminante, perciò mi godo la mia ultima lezione. In prima fila,  nascondendo il mio sguardo dietro a occhiali a specchio un po’ troppo grandi, ho una visuale privilegiata sul corpo dell’istruttrice bionda.




L’incavo della sua schiena quando si volta a scrivere sulla lavagna l’esatta modalità di manovra in caso di straorzata. Le sue tette schiacciate nelle pieghe dalla maglietta quando simula un movimento del boma. Gli occhi vacui e i sorrisi luminosi e ultrafrequenti quando descrive la posizione corretta per dirigere il timone.
La ragazzina sciatta che mi siede di fianco dice: “Non prendi appunti?”. Annuisco in modo generico ma lei non sembra soddisfatta. Verso le 15:47, anche se il pullmino del ritorno è già arrivato, scendiamo tutti sulla spiaggia dove sono arenate numerose barche provviste di alberi e cordame. Gli occhiali continuano a scivolarmi sul naso, li sistemo camminando con passo malfermo. Fuori dal tendone, il calore unito alla salsedine è ancora più insostenibile.
L’istruttore maschio ci fa guardare da vicino i vari scafi. Ce ne sono molti in vari stadi di decadenza. Alcuni sono palesemente marci e sfasciati. Sulla fiancata di uno di questi, leggo il nome Marilyn e le lettere sbiadite suscitano una strana angoscia in io. Lo spilungone racconta aneddoti e storie marinaresche di cui mi sfugge il senso. Ormai sono preda di una tensione allucinante e mi pianto le unghie nei palmi, cercando di mantenere il controllo per non lasciarmi andare a gesti inconsulti, tipo gettarmi sulla sabbia e masticare grumi di alghe urlando oscenità. Cerco con gli occhi la bionda, e la vedo poco lontano, che spruzza con la canna dell’acqua una barca in vetroresina incrostata di sabbia.




Gli schizzi le rimbalzano addosso, investendola come una mitragliata di aghi luccicanti. La sua pelle è lustra di umidità nebulizzata nel pomeriggio torrido di Lidosauria e guardarla, per un migliaio di secondi, è sufficiente a calmarmi.



Agente +, 12:27

domenica

ALLA FERMATA DELLO ZEROCICLO, ESTATE PRIMA DI ADESSO - DINOSAURIA




Sono alla fermata Tremila e aspetto la coincidenza che mi potrebbe portare verso il Parco Generale:  nel folto degli alberi, vicino al lago, c’è un chiosco dove servono i migliori ghiaccioli alla clorofilla di tutta Dinosauria.
Insieme a me, alla fermata, ci sono una decina/centinaia di persone in attesa angosciante. Qui in città, questi assembramenti sono assai frequenti. Si creano in modo spontaneo quando qualcuno si perde nel labirinto di strade e boulevard, magari durante una passeggiata, o tornando dal sottomercato o quando vengono portati a spasso dal cane. Le persone smarrite si aggregano quindi in gruppi vocianti e un po’ isterici, cercando di tornare in qualche modo alle rispettive case. Dai discorsi che riesco a captare, intuisco che si sono appena separati da altri dispersi e che tutti quelli rimasti sono originari nella Zona Viola dove vogliono tornare. La Zona Viola è distante parecchi milioni di minimiglia, ma rimane relativamente vicino al Parco Generale, quindi abbiamo un tratto di strada in comune.
“Appena prima di adesso potrebbe passare lo Zerociclo” dico alzandomi sulla punta dei piedi e cercando di confortarli.
Infatti, il panorama che abbiamo davanti slitta lentamente di lato, sostituito da un altro settore urbano di Dinosauria. Lasciamo in massa il marciapiede mentre lo Zerociclo, puntualissimo, parte. Le cifre sull’indicatore della fermata Tremila vorticano senza poterle distinguere, ma noi non avvertiamo alcun senso di spostamento. 





lunedì

UNA RECENSIONE DELLA SIG.RA ROSA PER PRE - ODIERNO

Gentile Autore,

ho rubacchiato una recensione lampo, non è mia e nemmeno di esso ma è uno scritto originale a matita trovato sulle pagine di UNA-RAGAZZINA-DI-NOME-SOONER-Suzanne-Clauser-. 



Trascrivo al volo ciò che ho trovato all'interno:


"una bella storia 

ricca di umanità

di amore -"

 
Devo dire che le tre righe, così impaginate e rarefatte mi hanno toccato la membrecc, di solito avulsa alla letteratura che non è scritta da io. Questa sintesi così efficace è firmata da Rosa Malafronte, altre info sconosciute. Con un tratto di inchiostro blu assai tremolante, in 3° di copertina, la signora scrive ancora:

"intervento

resenzione

transuretale

prostatica

anestesia locale

."

La conclusione della signora Rosa raggiunge dei picchi di inquietudine e algida austerità che nessun critico ha mai eguagliato prima di adesso. Non riesco a dominare l'emozione per aggiungere altro. Ovviamente il libro è stato pre - levato dal book crosssing, e mi chiedo: potrebbe finire sul P _ O nella rubrica Libri giudicati dalla copertina?

Agente +, ore 23:44

mercoledì

STEFANO RE, IL KING DELLA SITUA




Caro Timorautore,

Ieri-oggi sono uscito nel monobalcone a fumare e mi sono portato il libro di S. King "L'ombra dello ecc".  Le iperpalme del Circondario 45 di Dinosauria si stagliavano sull’orizzonte come immensi piloni, proiettando lunghissime ombre nere sul condominio in cui non abito, quasi a volerlo suddividere in precisi moduli geometrici. Il caldo faceva squagliare il gel che sosteneva i miei capelli strani, colava in rivoli fradici fino a inzupparmi la maglietta dei Simmetrix. Mi passavo di continuo le mani sul collo, sulla fronte, e con le dita bagnate deformavo la copertina patinata con lo scorpione in rilievo. Ho indossato la fumascherasul volto, innestato il tubo di gomma nera e acceso l’effusore di nicotina. Il piccolo compressore vibrava come una membrana cardiaca, mentre io assorbivo il fumo attraverso la valvola osmotica. Dagli occhialoni trasparenti della fumaschera fissavo il libro. L'ho tenuto in mano per un po' contraendo e rilasciando il bicipite del braccio destro. Era l’edizione integrale, pesava come un gatto adulto. Pensavo: “Letteratura muscolare?”. 




Ne ho letto la pre-fazione, poi una pagina a caso e poi ancora e ancora. Ho letto la parte dell’esplosione atomica, altri stralci assurdamente lunghi e scritti alla cazzo di cane e mi sono sentito sporco e miserabile, come se fossi pre - cipitato al centro di una tenebra urticante.
Intanto, la fiala di nicotina si era esaurita, il compressore calava la sua rotazione fino a spegnersi del tutto. Io mi agitavo sul monobalcone in preda ai conati, sentendo un rigurgito acido risalirmi verso la gola, allora mi sono strappato di dosso la fumaschera
e con un movimento convulso ho scagliato il libro di Stephen King nel vuoto. Le pagine hanno sfarfallato per un istante, frusciando nel cielo livido di Dinosauria per precipitare veloci lungo la facciata del condominio. Mi sono sporto dal monobalcone per seguirne la caduta e dopo un po’ l’ho perso di vista. Immobile, in silenzio, ho aspettato ancora, forse una decina di minuti, ma il suolo era troppo lontano per sentire l’impatto e sono rientrato in casa.


Agente+, ore 14:41

ANCHE SLY PROPONE LA PITTURA!

Dinosauria - alcuni mesi prima o dopo,

Sylvester Stallone/pittore sbarca nel Distretto Visivo: alla Galleria Osmosi la sua prima retrospettiva di quadri ipnorici e irotici. Alla premiata attività come attore affianca, da quarant’anni, l’intima passione per i colori e i pennelli. Eh sì, la pittura ritorna pre - potente alla ribalta, caro Martin! È con sconfinata umiltà che Sylvester Stallone sveste i panni della superstar strapagata di Hollywood e indossa quelli del pittore milionario con una trentina di lavori realizzati a partire dalla metà degli Anni Settanta del calendario umano. Ma come sono le tele di Rambo? È Pre - Odierna? È questa l’arte che stavi cercando? Con la reiterazione di immagini estrapolate dai suoi film, essa diventa oggetto di un’intensa e dolorosa deframmentazione attraverso sferzanti pennellate di sapore post-espressionista, mentre le colature figlie del dripping dilusicono la sua ecc ecc. 

Il prolifico Sly, ha avuto occasione di collaborare anche con talenti emergenti come Giotto, Michelangelo e anche Matisse producendo una potente infusione P - O visibile qui sotto



Noi della Pre - Odierno Crew sguazziamo nel benefico flusso di idrodollari delle vendite, mentre Sylvester sforna altre carriolate di capolavori, beccati questo ABO!

Veronico Cyrvia per il P-O, ore 16:51

lunedì

DUE INFUSI VISIVI A CURA DI.

ciao Aut.re

il pre-o mi pre-nde sem-pre +
Sono passate alcune settimane dall'ultimo affossamento di un blog, ma in epoca PreOdierna, questo lasso di tempo non mi tange minimamente.
Ci sono dei pixel che fluttuano sullo schermo, la loro bramosia cresce come le azioni del P - O alla Borsa di Dinosauria: dopo alcune stringhe alfanumeriche a partire da ora,  potrai finalmente vederli.
Sulle immagini non posso dirti molto, solo la naturale data: 9:58 e la tecnica: plotter a olio su tela di amianto con pre-parazione a calci e gesso-

qualcosa sui titoli: "La Windowsazione umana"


                                                           "Questa non è un'Apple"



                                            sull'autore delle immagini invece, nessuna info.




Tony Inaudito, ecc ecc

mercoledì

▼POLPA FINZIONE : senza Bernardo Bertolucci non avremmo avuto Pulp Fiction

                           
                                                            ( giovane Tarantino a riposo )
Partiamo dal titolo.
Pulp Fiction non ha un significato nello slang americano.
E' l'unione di due generi, ovvero "Pulp" e "Fiction".

Pulp vuole dire POLPA.
Fiction vuol dire FINZIONE.
Ne consegue che vent'anni fa, la gente in America diceva
"Ho visto un film fighissimo, si chiama polpa finzione."

Ecco un titolo che qua da noi non avrebbe mai funzionato.

Perchè POLPA? Te lo spiego subito.
Proviene dalle riviste stampate negli anni 30-40-50,
denominate in gergo Pulp Magazine
Quelle riviste erano stampata sulla carta più scadente che
si potesse trovare, carta di polpa, appunto.
La carta di polpa è carta molto grezza, non raffinata.
Dal tipo di carta usata, deriva il nome di un genere, il PULP.
A pensarci è pazzesco, ma proseguiamo.

Per capire come ha fatto Tarantino a scrivere Pulp Fiction
dobbiamo spostarci in Italia, in una cittadinuzza che si chiama roma.

Era il 1967 prima di adesso. Sergio Leone era un regista
iper-famoso per la sua trilogia western 
in cui ha recitato anche Klint Istvud.

       

                                                                    ( Sergio Leone )


Tuttavia, Sergio Leone era stanco del western.
voleva cambiare genere, pensava a un film di gangster 
nell' america degli anni 30.

Ma i produttori storcevano il naso, gli dicevano no,
tu sei Leone, il pubblico ti identifica col western,
e quelli devi continuare a fare.
Se no, il film te lo paghi da solo.

 Un giorno Leone va al cinema all ennesima proiezione del
suo terzo western, e vede in prima fila un giovanotto
molto preso dalla visione del film.
Leone si incuriosisce. 
Aspetta la fine del film e avvicina il giovane.

il giovane era Bernardo Bertolucci, giovane regista di due film
vicini alla nouvelle vogue, ma D scarso successo commerciale.

Leone gli dice: "Che cosa ti piace dei miei film?"

Bertolucci capisce che si sta giocando qualcosa, ma non sa cosa.
Allora per affascinare Leone, gli risponde: "Che filmi il culo dei cavalli"

Leone capisce, e poi gli fa un altra domanda.
"Secondo te, quale dovrebbe essere il mio prossimo film?"

Bertolucci capisce che la posta il gioco è alta.
Decide di prendersi tre giorni di tempo per pensarci, e poi
avrebbe raggiunto Leone nel suo studio per rispondergli.

( Bertolucci )


Passano i tre giorni. Bertolucci si riguarda i tre western di leone a go-go.

Poi finalmente l'incontro agognato.

"Quale dovrebbe essere il mio prossimo film?"

 Bertolucci :"Dovrebbe essere un western."

Leone: "e va bè, ne ho già fatti....tutto qui?"

Bertolucci:  " I tuoi western hanno rotto i ponti con la tradizione. 
E ora, il tuo prossimo film dovrebbe ricollegarsi a quella tradizione,
 dovrebbe essere pieno di banalità,
di cose già viste mille volte, di stereotipi logori....visti con la tua ottica."

E fu così che andò.
C'era una volta il west, il 4° western di Leone, co-sceneggiato da Bertolucci,
è costruito su tre stereotipi logori e ormai inservibili.

1- la prostituta redenta
2- l'eroe solitario che vuole proteggere qualcuno per interesse personale
3-il conflitto tra protagonista e antagonista per un pezzo di terra.


////

Nel 1993,  Quentin Tarantino riprende la stessa idea, e scrive Pulp Fiction
basandosi su tre stereotipi logori del film noir.

1-i killer che devono uccidere qualcuno per conto del boss
2-il pugile che fa il doppio gioco alle scommesse sull' incontro di boxe
3-il killer che si innamora della donna del boss.

Forse Bernardo Bertolucci, da solo, ha gettato le basi del cinema post moderno.
Aveva 26 anni.


                                                                   ( Bertolucci )