domenica

Cèline : Viaggio al termine dell ucronia

Caro Autore +,
hai finito di leggere quella rivista, "Skuarcio",
e l'hai appoggiata al tuo tavolino lercio. Era un numero carino,
ma non ti sei strappato i capelli dalla bellezza.
Ti piace la loro formula : puttanate da due lire a un prezzo modico.

Accendi il tuo Fono-visore pre odierno in legno.
 


Sul fonovisore ti metti a leggere l'ennesimo romanzo ucronico,
"Viaggio al termine della notte".  
Questo romanzo scritto in un "ieri" che era il 1932, si svolge in
una terra parallela,  devastata da una cosa chiamata Prima guerra mondiale.
Da qui capiamo che la fantasia dell' Autore-Cèline è fervida, e 
ti senti risucchiato nel vortice mellifluo della narrazione.



il protagonista è un "eroe del sottosuolo" che da dentro un bar racconta
la sua storia, di come è uscito da questa guerra ucronica.
leggi le prime frasi di inizio :

" E' cominciata così, io avevo mai detto niente.  Niente.
E' stato Arthur che mi ha fatto parlare, Arthur un compagno,
un fagiolo anche lui.  Vuol parlarmi.  Lo ascolto.
Non restiamo fuori, torniamo dentro, questa terrazza va bene
per le uova alla coque." 

I personaggi rientrano nel bar termonucleare e si salvano da
un bombardamento fotonico.

Continui a leggere con gli occhi fuori dalle orbite eccetera,
poi appoggi il romanzo ucronico e decidi di fare 2 passi in strada,

Questo qui sotto sei tu, vestito di rosso come ogni vraiter che si rispetti,
nella tua passeggiata abitudinale.  / end.   (ore 12.03)




lunedì

UN TRIS DI BACON: IL FILOSOFO VS IL PITTORE VS L’ATTORE.


NON HANNO NULLA IN COMUNE A PARTE IL COGNOME?


Loro del Pre - Odierno vi hanno abituato a incredibilità, cose ecc e questa è una di quelle!

Sir Bac1 in da house




Francis Bacon è stato un filosofo, politico, giurista e saggista inglese. Vive nel Sedicesimo Secolo, ovvero quella parte di storia che a scuola non hai studiato per niente, perchè eri troppo impegnato a innamorarti della tua compagna di banco.




I suoi genitori erano tizi importanti e lo spedirono al Trinity College a Cambridge. Bacon cmq molla il college e va da un’altra parte per studiare giurisprudenza, fa pure l’ambasciatore e schifa la decadenza della corte Francese. 

Sir Bacon poi diventa il filosofo empirista della rivoluzione scientifica che tutti conosciamo e spesso, quando è un po’ su di giri, urla: «Sapere è Potere!»



Franz Bac1 scrive anche un libro utopico e, anche se odia Plat1, gli frega l’idea di Atlantide e così immagina di approdare a Bensalem. Gli scienziati, che reggono la città-isola con il metodo induttivo, cercano di trasformare, alterare, imitare, riprodurre la realtà. Ma non vi ricorda la nostra bella Dinosauria? ;)

Come uomo politico asseconda e sostiene le deportazioni di massa dei diseredati e dei poveri nelle colonie americane della Virginia. 165 bambini furono deportati, poi altri millecinquecento bambini e ulteriori quattrocento, di origine irlandese, nel 1653.

Vecchio aguzzino senza cuore! Ma uno di quei luridi e pidocchiosi bambini, 356 anni dopo, sarebbe diventato un gigante della pittura pre - odierna!

Francis Bacon

"Siamo potenziali carcasse"


Francis Bacon nasce il 28 Ottobre 1909 a Dublino. Suo padre Edward, che le spara sempre grosse, afferma di essere un discendente diretto di Sir Francis Bacon.

Durante l’adolescenza riconosce la propria omosessualità ma il padre - un ex militare - flippa di brutto e lo sbatte fuori di casa. Bacon va a vivere da solo a Londra e si dedica totalmente ai piaceri della vita.
Decide di diventare un pittore dopo aver visto una mostra di Picasso, ma la sua prima personale si rivela un fallimento. Nel 1946 inizia a partecipare a diverse mostre collettive e i quadri di questo periodo sollevano violente ma entusiastiche reazioni. Inizia anche a vendere delle opere. Con i soldi guadagnati gioca d’azzardo a Montecarlo e fa kuesti kapolavori->



Bacon dipinge sul lato opposto della tela, e questo non perchè sia un alternativo fighetto, ma perchè questa superficie è arida e difficile da gestire, proprio come la vita!
Applica il colore con diversi tipi di pennelli e qualche volta a mani nude o con stracci, spugne, pettini o addirittura con maglioni di cashmere.
Parti di alcuni suoi dipinti sono fatti con colori spray anticipando clamorosamente ecc. A volte crea miscele con la peluria del pullover o con la polvere del pavimento del suo studio.



Bacon vuole che i suoi dipinti siano esposti protetti dal vetro sia per proteggerne la superficie, sia per stabilire una certa distanza con l’osservatore. Il vetro serve anche ad allontanare il buon Francis dal quadro che sennò probabilmente avrebbe tentato di distruggere con la sua carica di emozioni viscerali e convulse.

Tenta per tutta la vita di dipingere un bel sorriso, ma per fortuna non c’è mai riuscito.


Kevin Norwood Bacon 



 attore, regista e produttore cinematografico statunitense.

Kevin è nato a Filadelfia, Pennsylvania e guarda un po! La Pennsylvania faceva parte dei territori della Virginia Company, quella che ai tempi di Sir Bacon scaricava diseredati e morti di fame nel Nuovo Mondo! Nasce nel 1958, lo stesso anno in cui il Bacon pittore tiene La sua prima mostra personale in Italia nella Galleria Galatea di Torino.

Nel 1982 vince un Obie Award per uno spettacolo a Broadway, Slab Boys, dove lavora accanto agli allora sconosciuti Sean Penn e Val Kilmer, ma è con il film Footloose di Herbert Ross del 1984 che diventa una star.
Nel 1987 è il protagonista in Una gita pericolosa di Jeff Bleckner, nel 1988 interpreta un ruolo da commedia nel film Un amore rinnovato con Elizabeth McGovern, ma continua a lavorare nei teatri, e nel 1990 interpreta Tremors e Linea mortale, e il ruolo del prostituto gay nel film JFK - Un caso ancora aperto di Oliver Stone.
Interpreta poi Codice d'onore, con Tom Cruise e Jack Nicholson, The River Wild - Il fiume della paura con Meryl Streep, Sleepers, Apollo 13, L'uomo senza ombra, L'isola dell'ingiustizia - Alcatraz, Mystic River, In the Cut, False verità, e Frost/Nixon.


Mors tua, Bacon mea

Il Sir muore il 9 aprile 1626 dopo aver contratto la polmonite mentre studiava gli effetti nella neve del congelamento per la conservazione delle carni. 

Anche Francis muore in aprile, il 28, per un attacco di cuore. L’anno è il 1992. 

Jimi Hendrix cantava un pezzo chiamato “If 6 was 9”. Seguiamo il consiglio del voodoo child e cambiamo i sei dell’anno 1-6-2-6 in 9. Con una piccola aggiustatina forzata di brutto, ecco comparire il 1-9-9-2!

A Kevin possiamo augurare una lunga vita e una terribile morte nel mese di aprile, come vuole la tradizione dei Bacon!






p - o crew, solita ora

domenica

AGENTE + VS GIUSEPPE VERDI: RIGOLETTO 4EVER


Fabri e suo padre mi passano a prendere con la Velomobile famigliare. Arrivano in ritardo. Durante tutto il tragitto nessuno dice una parola, si sentono solo gli scricchiolii del fasciame. Arriviamo a Skuola. In classe vedo tutti un po’ esaltati e non capisco perché. La mia compagna di banco, Mariqa, mi dice: “Oggi andiamo al Teatro 222 a vedere le prove del Rigoletto! Non te lo ricordavi? Ci hanno fatto tatuare l’avviso lunedì scorso”.
Dico: “Ma checazzo! Non ci faranno mica saltare Antologia AntiAttuale?”. Fabri annuisce mangiandosi le unghie. Dopo, la Prof ci accompagna fuori e camminiamo per diecimila megamillimetri fino al Teatro 222.
Entriamo.



Dentro c’è roba antica tipo milleottocento: colonne, lampadari, tappeti, poltrone, balconi. E poi davanti al palco c’è una specie di cratere in cui stanno i musicisti con i loro cazzo di strumenti. La sala è piena di gente della nostra Skuola, delle guardia-teatro con la faccia seria, altri tizi con la cravatta. Mentre la Prof ci sta facendo sedere, ci piazziamo il più lontano possibile.
Fabri si toglie il giubbotto e lo butta sulla poltrona di fianco per occuparla. “Così quei deficienti della 3°Y non mi stanno appiccicati”, dice. Dalla mia parte invece, si siede una nostra compagna, Elixabetta Bollani, che mi guarda disgustata. Sposto il gomito dal bracciolo per non toccarla neanche per sbaglio e in quel momento le luci si spengono del tutto. Si sente bisbigliare e ridacchiare poi entra il direttore dei musicisti e tutti applaudono, lui saluta e inizia a gesticolare con la bacchetta. Parte la musica sinfonica con violini a palla e si apre il sipario su una mega casa nera: sul tetto ci sono ballerine abb. fighe, giocolieri e acrobati. Giù ci sono un nobile grasso e la sua corte, il Rigoletto, sua figlia, un pirata e tutti cantano. Uno scaglia una maledizione, ma non so perché. 



Dopo un bel po’ la tenda del sipario si chiude e tornano le luci.
“Non si capiscono le parole!”, sbotta Fabri. 
Elixabetta Bollani ci sibila con disprezzo: “Non avete portato gli appunti che ci ha serigrafato la professoressa? Le ho distribuite ieri!" 
Fabri le risponde: “Stai zitta, spiona!”, poi parla in tono cospiratorio e indica il pavimento: “Guarda qua cos’ho scoperto…”. Sotto i suoi piedi c’è uno stemma, sarà grande come un pizza, incorniciato da un anello di metallo dorato, e quando lui ci infila le dita sotto, si solleva leggermente. “Questo Cerchio mi sa che me lo porto a casa. Quando ti faccio il segnale, tossisci, così copri il rumore”.
Le luci si spengono di nuovo. Fabri mi tira delle gran gomitate e io scatarro per mascherare il rumore che fa per scardinare l’anello dal pavimento, ma gli dico a bassa voce: “Basta! Mi stai spaccando le costole!”. 
Del secondo atto non capisco quasi niente: la figlia del Rigoletto viene rapita, e lui viene sfottuto senza pietà dai nobili. 
Le luci si riaccendono per l’intervallo. Fabri mi sussurra: “Ci sono quasi!”.
Ecco il terzo tempo. All’improvviso, da dove sta seduto Fabri, sento un rumore raschiante e poi qualcosa tipo una pentola che sbatte. Lui si immobilizza facendo finto di niente, mentre una spilungona bionda che fa la guardia-teatro si avvicina per ringhiarci nel buio: “Silenzio!”
Appena se ne va, Fabri infila l’anello nello zaino sogghignando: “Missione compiuta. Ho il Cerchio”. Ci rilassiamo infossandoci nelle poltroncine.
Sul palco uno canta un pezzo famosissimo, La donna è immobile, mi sembra. 



Fabri si domanda: “E’ Pre - Odierno?”. Qualcuno da dietro fa SHHHHH, poi la musica si fa forte e tragica, scoppia un temporale con dei flash di luci, la figlia del Rigoletto viene accoltellata, lui lo scopre e urla: La maledizio-neee! 
Sipario, fine.
Il rumore degli applausi sembra pioggia che cade. Quando le luci si accendono definitivamente, vedo un paio di Prof che ci fissano con un’aria parecchio incazzata e infatti, tornati a Skuola, ci becchiamo una nota sul diario: Nonostante i ripetuti richiami, Fabri Fibra e Agente + disturbano il teatro lirico con la loro maleducazione.
Quel pomeriggio cammino fino a casa di Fabri. Ha il Cerchio stretto in mano e dice: “Andiamo nell’unigiardino a provare questo coso”. 



Fuori l’aria è immobile, umida, il sole basso e opaco sopra l'unigiardino che è un rettangolo di erba morente con due palme alte un migliaio di metri. Ci sono file di fiori marci, cerco di evitarli ma Fabri dice: “Pestali pure. Sono di mia mamma”, poi mi chiede: “Chi era il nemico di quel Rigoletto?”.
Gli rispondo: “Il Duca di Dinosauria, credo”. Lui mi guarda dubbioso: “Non era il pirata?”. 
“Boh. Non mi ricordo”, dico restando sul vago.
“Il Duca va bene. Eliminiamolo”. Si mette di fronte alle palme, allarga le gambe, si torce come per lanciare un frisbee ma rimane immobile. Dopo un po’ gli faccio: “E allora?”.
“Aspetta! Lo sto visualizzando…”, risponde lui, poi scaglia il Cerchio con una potenza inaudita, urlando: “MUORI LURIDO DUCA!”.
L’anello vola dritto, colpisce con il rumore di una scampanata e rimbalza a terra. Insieme esclamiamo: “Porca gioia!”.
Ci avviciniamo alla palma per vedere i danni. Il tronco è scheggiato e inciso profondamente, tipo coltellata, e si vede la polpa verde che sbroda resina a manetta. Raccolgo il Cerchio, e lo stringo tra le mani. Guardo Fabri e dico con una certa solennità: “Finalmente il Rigoletto è stato vendicato”.
Agente +, 13:56

giovedì

QUANDO AGENTE + VA A FARE LA SPESA




Aria condizionata gelida lungo la tua schiena e una musica indistinta cola dal soffitto, segmentato e curvo come mani giunte, imploranti. Scivoli tra i canyon di scaffali senza una meta precisa, mentre studi la disposizione delle uscite di sicurezza, delle linee elettriche principali, del sistema anti-incendio, degli accessi al magazzino. Prendi nota dei principali attrattori di clientela, codici colore e loghi. Come una poesia, memorizzi tutto pezzo per pezzo. Osservi le traiettorie dei flussi di persone che convergono verso le dighe delle casse e ti metti in fila come un salmone agonizzante che risale la corrente. 



Cassa 5. Davanti a te c'è la nuca di un uomo con i capelli strani, il suo carrello è colmo di prodotti indispensabili, ma per quanto? La commessa inizia a passare la spesa dell'uomo sul lettore di codici a barre. Guardi il fascio del laser, rosso e scintillante come un orizzonte infuocato dopo l'importazione della democrazia. Vorresti entrare nel cervello di quell’uomo per avvertirlo dell'imminente...

“Buongiorno! Carta Coop?” 
La commessa ti riscuote con la sua voce squillante. Ti accorgi di non avere comprato nulla e così, d’impulso, prendi un pacchetto di caramelle da un espositore vicino. 

“Un idrodollaro e venti” dice la cassiera. 
Paghi, afferri lo scontrino ed esci. L'uomo si è diluito tra la folla. Oltre i grandi vetri dell'entrata principale, gente frettolosa e l’asfalto bollente del parcheggio gonfio di velomobili e pedibus.
Le informazioni che hai raccolto ti frizzano in testa, ti fanno aumentare il battito, ma devi restare calmo. Respiri e rilassi i muscoli. Ti guardi intorno deglutendo a fatica. Dopo qualche miliardo di millisecondo raddrizzi le spalle, stringi gli occhi e sei solo un cliente anonimo, esausto, in bilico tra le doppie porte automatiche.








mercoledì

MARILYN MONROE NON COMPARE IN QUESTO FUMETTO

Dinosauria, epoca Pre

Caro Seguitore,


mi ricordo che un blog era nato anche per Graphic Novel, ma è da un bel po' di tempo prima che non ne visualizziamo! Ti chiedo di scusarli, e una volta fatto, di scrollare in basso con il tuo mousepad per il solito post che ti spiazza. Oggi è una giornata in cui il tuo più grande palpito di emozione è stato un Like della tipa di cui sei segretamente innamorato su una foto postata da Martin Spismisk in cui ti rendi ridicolo rotolando sul pavimento della cucina di Tony Inaudito. La foto in questione è un po' sgranata, ma ti hanno taggato e quindi è ormai inconfutabile. Noi del P - O Gruppo vogliamo affossare/sollevare il tuo umore nell'unico modo che conosciamo:
CON UNA SFERZATA DI 
FUMETTO ANTE-ATTUALE 
IN PIENA FACCIA!!!






Con la speranza che tu possa abbandonare per sempre il famoso network sociale,

Un saluto insoluto
Autore

giovedì

UNA SUPERCHIODA ANTISGAMO PER L'AGENTE +



La festa di pensionamento del direttore di Combustione Spontanea Fottuta si terrà questo lunercoledì, in una sorta di agriturismo adagiato sulle colline boscose di Dinosauria. Le foto sulla brochure che circola in ufficio, rivelano una struttura di acciaio e carta, un pratico parcheggio.
Alcuni colleghi hanno in mente di mettersi in mostra con un discorso scritto da loro, altri raccolgono soldi per il regalo -un tagliaaria d’oro-, altri ancora studiano con cura il look da sfoggiare alla festa e, approfittando del rimescolamento dei dirigenti, salire la scala gerarchica con del sesso occasionale. 
Io desidero solo squarciarmi le vene con quel futuro tagliaaria e imbrattare di sangue gli articoli e le bozze che ingombrano la mia scrivania. Per quanto mi riguarda, l’attuale direttore è un coglione pazzesco e il suo successore non può essere da meno. Nonostante questo, decido di andare lo stesso, pensando a pochi ma validi motivi: le donne della redazione saranno truccate, tutte in tiro e ci sarà servita dell’ottima vinodka di produzione locale (la brochure è molto chiara su questo punto). Mi segno nel foglio appeso in bacheca e caccio a malincuore gli idrodollari per la colletta. 
Riesco a scroccare un passaggio a Di Gugliemo, un collega che abita nel Distretto Acquifero. Acconsente con un verso simile a un grugnito catarroso. 



Lunercoledì mattina, Di Gugliemo mi è passato a prendere prima di adesso e da allora guida cupo e scoglionato. Io invece mi sento OK-KO: ieri sera ho letto qualche capitolo di “Neurochirurgo sbronzo”. Di Gugliemo non lo ha letto, e non sembra intenzionato a farlo, nonostante la mia recensione cautamente euforica. I miei propositi di conversazione si sono arenati dieci chilogrammetri fa, perciò armeggio con la radio finchè trovo una heavy rotation delle Hit di Mono e le Cosce. Cerco di rilassarmi guardando fuori dal finestrino. Arbusti secchi, guardrail ammaccati e reti anti-frane, poco oltre si ammonticchiano declivi ghiaiosi e colline scure mangiucchiate dall’erosione, tralicci, case e fattorie abbandonate su cui cola una luce gialla e smorta. L’abitacolo non offre di meglio. Interni antrancite e muffosi, cruscotto cosparso di briciole fossilizzate. La fronte di Di Gugliemo, leggermente velata di sudore, luccica in modo sinistro.

Intanto sento il boma scricchiolare, mentre Di Gugliemo cambia rapporto al sartiame, straorzando in modo barbaro e inetto. La Velomobile scatta in avanti verso una curva, un tornante, poi ancora altre curve che costeggiano un burrone e il mio stomaco si strozza in un conato. Immagino lo schizzo di vomito che inonda il parabrezza, i frammenti coagulati della mia colazione semidigerita che finiscono in faccia a Di Gugliemo, il suo urlo convulso e disgustato mentre perde il controllo, la Velomobile che sfonda le protezioni stradali e precipita nel vuoto.



La nausea mi passa quando vedo Di Gugliemo riscuotersi un po’ e raddrizzare le spalle ingobbite. Alza i mignoli senza staccare le mani dal timone e dice:
-Arrivati.


Siamo i primi. Questo particolare mi sembra particolarmente desolante guardandomi intorno nel parcheggio vuoto, così scendo dalla Velomobile senza troppe cerimonie. Dopo l’atmosfera opprimente dell’abitacolo è un’ulteriore agonia respirare aria calda, nonostante un vento lievissimo che non scompiglia nemmeno i capelli. Di Gugliemo sbatte la portiera stiracchiandosi la schiena e facendo versi non identificabili. Gli offro una sigaretta in segno di solidarietà ma lui rifiuta, a dire il vero non so neppure se fuma e non me frega un granché, così me la accendo io. 



In quel momento, dalla salita che porta nell’agriturismo, spuntano due Velomobili suonando il clacson all’impazzata, facendo il giro dello spiazzo a velocità massima. Inchiodano sgommando vicino a noi. Sulla fiancata hanno il logo della Galleria Osmosi. E’ arrivato Autore, con il resto della P - O Krew.


Agente +, ore 17:11

lunedì

LETTERATURA CHE DOVRESTI LEGGERE

Rullo Rotativo 45, Dinosauria.


Abbiamo troppe cose da dire per chiuderci dentro un limite di 140 caratteri o uno stato sul network. Questo libro è unto e mellifluo, ti scivola addosso lasciandoti un segno indelebile come la bava catramosa di una lumaca OGM.



Gionny Nash è un bifolco che aspira all'assoluto, che nella sua santità ruspante vuole dirti qualcosa di. Lettura che apre l'encefalo e non lo lascia mai cicatrizzare completamente, come quella storia d'amore che non hai mai avuto, ne desiderato.

Tizi preodierni, ore 18:05

martedì

LETTERATURA CHE DOVRESTI LEGGERE


Rullo Rotativo 45, Dinosauria.

Abbiamo troppe cose da dire per chiuderci dentro un limite di 140 caratteri o uno stato sul network. Questo libro è scomodo, scomodo come una Y-Shirt con l'etichetta che ti pizzica di brutto dietro il collo. Unconfortevole come quel divano di lattice liscio e levigato dal quale scivoli sempre quando sei fatto. 



Autore te lo sconsiglia, Agente + te lo impone, gli altri te lo invidiano. Il libro dell'estate, da sfogliare sotto l'umbrellone anti UV. Usatelo anche per

P - O, ore antimeridiane

sabato

PRE - ODIERNO VS RAY ODIERNO

LA NUOVA RUBRICA DEL PRE - ODIERNO METTE A CONFRONTO DUE TIZI CHE NON HANNO NULLA IN COMUNE A PARTE IL COGNOME

pre - ODIERNO VS ray ODIERNO

RAYMOND T. ODIERNO 38th Chief of Staff UNITED STATES ARMY 


Nato a Rockaway, New Jersey, 8 settembre 1954 Odierno ha passato la vita nell’esercito, ma non bisogna pensare che sia un buzzurro tutto elmetto e pallottole. Laureato in Ingegneria, laurea honoris causa in Legge e in Lettere, senza dimenticare i master in Sicurezza Nazionale e Strategia, e in Ingegneria degli Effetti Nucleari. Niente male!

BLOG PRE - ODIERNO

Il Pre - Odierno, invece, nasce a Dinosauria appena prima di adesso. Il tutto sgorga da una storia tipo che c’era uno che si rotolava sul tappeto. Pre - Odierno sfugge alle classificazioni! Per essere percepito da tutti, appare come un blog nel mondo umano e come una specie di Galleria Osmosi.


Per il Generale Odierno il lavoro è GUERRA! Ha servito con onore il proprio paese negli scenari più disparati e disperati: Albania, Kwait, USA. Ma c’è un luogo che gli è rimasto nel cuore: l’Iraq. Si è cuccato la storica operazione Desert Storm (1991) e pure Iraqi Freedom del 2003 che, a discapito del nome, non ha portato poi tanta libertà, eh! Il Pre - Odierno lavora nel settore Anti/Attuale ed è quello che stavi cercando, nient’altro da aggiungere!


Ray Odierno è stato consigliere militare durante la Pre - sidenza Bush per i Segretari di Stato Colin Powell & Condoleezza Rice, due pagliacci allucinanti su cui non ci dilungheremo oltre!

Il Pre - Odierno si avvale della collaborazione di due tizi che fanno parte della P- O Crew: sono Autore e Agente +, che già conosci bene oppure no_ _ _



Odierno è sposato con la sua ragazza del liceo, Linda. Hanno avuto tre figli: Tony (anche lui veterano e sposato con Daniela); Katie (suo marito ha il nome fico di Nick Funk); e Mike (di cui non abbiamo nessuna notizia, ma speriamo che possa essere un tranquillone pacifista). A noi ci piace Mono.

Generale Odierno: premi e riconoscimenti

4 Defense Distinguished Service Medals
2 Army Distinguished Service Medals, the Defense Superior Service Medal
6 Legions of Merit
1 Bronze Star Medal
1 Defense Meritorious Service Medal
4 Meritorious Service Medals
1 Army Commendation Medal
1 Army Achievement Medal
1 Combat Action Badge. 

Pre - Odierno ha un punteggio di 1.067.921 e il suo valore è stimato in € 312,27 qualunque cosa significhi. A breve, un'altra cosa unirà ancora più a fondo i due Odierni: una bella denuncia per inaffamazione. Ci si pre- vede in tribunale!

odierno - ODIERNO
 il cerchio è completo



p - o crew, prima di adesso anzi no, 12:54

domenica

DAL DIARIO DI F: DONNA DELLE PULIZIE ALLA RESIDENZA OSMOSI


Lunercoledì 3 Gennarzo 1981




Trovo del vomito nei vasi dei fiori, il bagno è sempre chiuso a chiave e i posaceneri sono stracolmi, ma il grosso dei mozziconi è sul pavimento, l’odore velenoso di cicche impesta tutta la casa. Quando passo l’aspirapolvere, Philip K. Dick prende appunti su un taccuino nero poi torna a sedersi vicino alla radio che trasmette scariche e ronzii. È una specie di comunista e, ora che ha smesso di calarsi gli acidi, parla spesso con un dio spaziale.
Prendo uno smacchiatore potente, uno strofinaccio e cancello gli scarabocchi che
Jean-Michel Basquiat fa sui muri e sulle porte. A volte c’è anche il suo amico Keith Haring ma oggi no, sarà troppo impegnato a farsi inculare nei cessi della metro, comunque il negro samoano è al piano di sopra a implorare William S. Bourroghs di smollargli altri due grani di ero. Il vecchio tossico, oltretutto frocio, batte i tasti della macchina da scrivere foderata di lattice e lo minaccia con una pistola difettosa comprata in Messico.
Raccolgo i batuffoli imbevuti di morfina che torvo in giro e li metto in un grosso barattolo che lascio in frigorifero, e loro me ne sono grati.
Porto delle lenzuola pulite a
Don DeLillo, un signore elegante e silenzioso, con i capelli bianchi e di sicuro impotente. Fissa un piccolo televisore con un filmato di sé stesso che guarda un filmato di sé stesso che tiene un reading in teleconferenza in una sala congressi vuota.
Quando scendo in soggiorno, raduno le bottiglie di vodka vuote in un angolo, vicino ai resti bruciati di qualche libro:
“Sulla strada” di Jack Kerouac, “Neve di primavera” di Yukio Mishima e “Le parole” di J. P. Sartre. Charles H. Bukowski reclama altra birra e quando gli porgo una confezione da sei, mi chiede se posso alzarmi la gonna solo per cinque secondi. Lui è osceno e in mutande, biascica qualcosa di incomprensibile e poi sprofonda nella potrona, urlando a Bret Easton Ellis di abbassare quel maledetto televisore, ma il volume è già muto. Il ragazzo californiano ci guarda, i suoi occhi sono invisibili dietro i Ray-Ban scuri. Annuisce lievemente quando David Hockney gli sussurra che sa dove procurarsi dell’ottima coca boliviana, devono solo fare una telefonata, poi andare ai margini del deserto, verso sud, e aspettare...


Quelli del P - O, ore 10:23




mercoledì

L'UGENTE + NON E' AL MOMENTO IRRAGGIUNGIBILE

 
 
È notte fonda e l’apparecchio Ai Fonico inizia a squillare implacabile e minaccioso nel buio siderale della mia stanza. Sono rallentato e ancora quasi incosciente mentre mi avvicino la cornetta all’orecchio. Dico: “pronto” con la bocca impastata. Scariche, crepitii metallici poi una voce femminile, fioca e sconosciuta, che parla veloce.

-... di nuovo quel sogno. Sono in un sottomarino nucleare della Marina USA, le paratie sono soffici cedevoli al tatto, hanno il colore e la consistenza della pelle umana. Se mi avvicinassi abbastanza, potrei vedere anche peli, nei, cicatrici o altri segni particolari di qualcuno che non ho amato abbastanza. Nella sala controllo, sul tavolo della plancia, il comandante sta facendo sesso con una tipa mora e riccia. Lui sembra Autore però ha il volto un po’ in ombra sotto la visiera dell’uniforme ufficiale, i pantaloni calati alle caviglie. Lei non la conosco, ma so che è una cantante famosa. Si muovono in sincronia con la cavitazione dell’elica, un rombo ritmico che attraversa tutto lo scafo come un respiro inaudito. Il loro sudore cola sotto le chiappe e la schiena della ragazza, stingendo le mappe oceanografiche stese sul tavolo e rendendo irriconoscibili i continenti, i prospetti del fondale marino. A quel punto corro via. Lungo i corridoi, intravedo gli uomini dell’equipaggio: applaudono al mio passaggio gridando frasi di approvazione e incitamento. Continuo a correre fino alla sala macchine e mi chiudo dentro sentendomi vibrare di euforia. Poi il sogno diventa confuso e accelerato. Urlo in una lingua sconosciuta e scandisco ogni respiro prendendo a martellate il nocciolo del reattore nucleare. A quel punto mi sveglio, le gambe e le braccia gelide, la gola arsa ma io non...
 
La linea cade improvvisamente e rimango nell’oscurità. Immobile, esausto. Il segnale dell’apparecchio Ai Fonico dà libero, un suono monotono e lugubre come quello di un rapace intrappolato in una ciminiera.



Agente + 00:00, Dinosauria Rem