Mono pettinatura obliqua, labbra screpolate. Il suo appartamento-cubo è grigio, dotato di una feritoia orizzontale da cui filtra una luce bianca e arruffata. La troviamo ferma davanti all’ingresso occupato dalla figura tosta di Morlon.
Mono ragazza pre-odierna, occhi ampi e lucidi che scivolano lungo la superficie di Morlon. Lui è un gran manzo, in jeans e maglietta non-più-bianca dalle maniche arrotolate. Morlon, per annunciarsi, ha fatto vibrare un diapason dalle dimensioni ragguardevoli che Mono usa al posto del campanello.
Ecco, ora le vibrazioni del diapason si stanno dissipando, se si tralascia un leggero riverbero. Diciamo che Morlon ha posto la sua muscolatura in tiro, questo movimento fa scricchiolare il pacchetto di psigarette avvolto nella manica sinistra. Un altro suono da annotare.
Morlon parla con voce bassa, indugiando sulle O e mantenendo ferme le sopracciglia basse e nere.
-Tu devi essere Mono.
-Non riesco ad essere nessun’altro.
Lei risponde frammentando la voce, particolarmente netta e acuta.
-Non mi aspettavo una ragazza. Mi chiamo Morlon. Sono qui per te.
-Sei un fan? Ho ancora qualche maglietta di compensato, sono quelle dell’Idronegativo Tour, mi pare. Se trovo un cacciavite ti incido un autografo.
-No no no. Ho il compito di prenderti e portarti al Distretto Idrico a Dinosauria Est. Mi hanno assunto per questo.
-Chi?
-Non sono riuscito a vedere la faccia, coperta da una maschera che ritraeva un’anonima nuca. A dire il vero non ha nemmeno parlato, mi ha solo consegnato un foglio con le istruzioni e questo indirizzo.
-Non sarà qualcuno del mio futuro ex-gruppo?
-No.
-E poi perchè Dinosauria Est? Sono anni che non torno in quella zona, è così enorme. Una volta mi sono persa nel Dipartimento Oculistico. Per tornare qui ho cambiato sei Zerocicli.
-Ho il compito di portarti in un luogo preciso, tra la 10000 Street e lo Z Boulevard.
-Immagino che lì sarò violentata e uccisa. O devi farlo tu, non qui e non ora?
-Non ti devi preoccupare, è un luogo pubblico.
-Quella persona, che cosa vuole da me?
-Non lo so.
-Ma io non. E quanto ti pagano per questo sekuestro?
-Avrò un ruolo come attore non protagonista in un film indimenticabile.
-Allora andiamo, ma prima fammi aggiornare il mio blog.
Mono fa crocchiare il suo vestito di carta sedendosi per terra. Apre il portatile in marmo appoggiato sul pavimento e ticchetta veloce con le dita sulla tastiera. Quel pomeriggio, chi si fosse collegato al blog di Mono, avrebbe dovuto innanzitutto digitare www.it, per poi leggere un breve post.
Hanno mandato un individuo a prelevarmi, contro la mia flebile volontà. Destinazione sconosciuta. Chissà quando e se potrò scrivere ancora, per ora posto un altro romanzo da una sola riga.
RICAMI NELLA NOTTE SUPERPALLOSA
Nel bunker antiatipico, gli orafi contemplano le oche sottovoce, con un atteggiamento riverente.
-Ecco fatto. Devo prendere qualcosa? Dei cappelli adatti all’occasione?
-Vieni come sei, mettiti solo le scarpe.
La ragazza calza i suoi stivali da palombaro verde petrolio, chiude la saracinesca e fa scattare la serratura. Morlon aspetta sul pianerottolo, di poco in diagonale rispetto a lei. Mono scende le scale frusciando. Morlon scende le scale, dicendo:
-È stato facile convincerti.
-La mia grinta è vaga. Comunque Dinosauria Est è lontanissima. Gli Indirigibili ormai non decollano più, siamo in ottobre. Con che cosa ci arriveremo?
-La mia Velomobile è parcheggiata qui sotto.
La fuoriserie di Morlon attende nel parcheggio, gli alberi e i pennoni svettano sulla carrozzeria.
-Devo montare il mulino e stendere le vele, ci vorrà qualche minuto.
-Ok.
Mono siede sulla scalinata di ingresso al palazzo ma si rialza di scatto, come folgorata da una corrente continua.
-Morlon!
-Sì?
-Devo fare una telefonata.
-A chi?
-Ad Autore!
-E chi sarebbe?
-È quello che scrive i testi delle mie canzoni.
-Quindi sei una cantante? Avrei dovuto intuirlo da tutti quei cd di legno e da quei poster che ti raffiguravano su palchi saturi di luci abbacinanti. Che cosa devi dirgli?
-Che starò via per un po’.
-Non cercherai di scappare? Non posso permetterlo.
-Non scapperò. Guarda, c’è una cabina I-Fonica proprio lì. Sarò sotto il tuo vigile/virile sguardo.
Marlon osserva la cabina. Vetri trasparenti in un parcheggio deserto.
-Ok.
Dentro la cabina, Mono inserisce una sim-carta e compone il numero personale di Autore, da usare in casi eccezionali. Lui di solito, comunica con una fidata telescrivente, più di rado con un messaggio di posta elettronica. Mono conta sedici squilli, prima che risponda.
-Mono?
È lui, una voce piatta e scazzata.
-In quale emergenza sei incastrata?
-Un tizio mi sta portando a Dinosauria Est! Là incontrerò il misterioso mandante che lo ha assunto, e non so cosa mi aspetta.
-É uno di quei tuoi romanzi da una sola riga?
-No, è la scabra realtà!
-Chiama un Polizi8.
-Non sono in pericolo, almeno non ancora.
-Se è così, perchè non mi hai mandato una mail che avrei potuto leggere ieri o l’altroieri? Che cosa vuoi che faccia?
-Ho appena avuto un’idea per un nuovo album! Prendi spunto da questa vicenda e comincia a buttare giù qualche testo.
-Un nuovo album della evasiva Mono. Ok, ma ci vuole altro materiale.
-Tieni d’occhio il mio blog, cercherò di postare qualcosa di entusiasmante su cui tu potrai basarti!
-C’è altro?
-No.
-Ti saluto, Mono.
-Arrivederci Autore.
Morlon ha completato la preparazione dell’auto, issato le vele e teso il cordame senza perdere di vista la ragazza un solo istante.
Finalmente il vento inizia a soffiare, aumentando di intensità.
-Mono! Partiamo, sali.
-Arrivo.
Tizi del Blog, ore 12:34
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